Coronavirus: welfare mafioso, usura e nuove infiltrazioni

La Stampa intervista il Viceministro dell’Interno Matteo Mauri, nostro iscritto.

Matteo Mauri, viceministro dell’Interno, vi aspettavate la corsa agli aiuti alimentari?
«Nessuna sorpresa, purtroppo. Il quadro della povertà l’avevamo chiaro. E infatti il governo è intervenuto con quei 400 milioni aggiuntivi ai fondi dei Comuni, immediatamente spendibili e destinati all’aiuto alimentare. Tra qualche settimana ci sarà un nuovo stanziamento, anche superiore».

Il problema è esploso.
«In questo momento di emergenza sanitaria, con le attività ferme e tanta gente che non guadagna più, bisogna andare incontro ai bisogni primari: il cibo, le medicine. Il prossimo passo sarà la difesa del lavoro e delle imprese, iniettando liquidità nelle aziende».

In questi giorni, che cosa teme in particolare un viceministro dell’Interno?
«Dobbiamo scongiurare tre effetti negativi dell’emergenza sanitaria: che qualcuno possa soffrire la fame, poi la crisi economica e sociale, infine che la criminalità organizzata ne approfitti».

Si moltiplicano gli allarmi sulle manovre mafiose.
«Ci stiamo lavorando, al Sud come al Nord. Le mafie tradizionalmente fanno usura, ma hanno affinato i meccanismi di infiltrazione nell’economia legale. Occorre mettere in sicurezza le aziende sotto il profilo della liquidità, e al più presto».

Vi risulta in funzione un «welfare» mafioso?
«Sicuramente. Dove un tempo c’era lavoro nero e ora non c’è più, il mafioso dà soldi in giro, quotidianamente, per legare le persone a sé. Ma lo Stato farà di tutto per impedirlo».

Al Sud si sono verificati anche alcuni episodi di ribellione. Spontanei o teleguidati?
«Il disagio è reale. Ma c’è stata sicuramente una regia. D’altra parte, ricordate il movimento dei forconi? Era tutto tranne che spontaneo. Sui social ci sono gruppi organizzati che lavorano per creare il caos e poi approfittarne».

A proposito di caos, quali hacker possono avere interesse a mettere in ginocchio lo Spallanzani o l’Inps?
«È in atto un tentativo di aggressione per seminare discredito sulle nostre istituzioni. È così anche per le campagne di disinformazione. Quanto agli attacchi hacker, parte sono mossi da agenzie statali straniere, ma c’è un po’ di tutto. In ogni caso sono da rafforzare i sistemi nazionali che gestiscono i dati. È una questione di sicurezza nazionale».

E la circolare della discordia sulle passeggiate?
«La questione è stata un po’ troppo enfatizzata. Era ad uso interno affinché fosse più omogenea l’attività delle forze di polizia. Restano i divieti. Se però un anziano esce per fare la spesa, e si appoggia alla badante perché è malfermo sulle gambe, è lecito. Se un genitore è solo in casa con i figli perché il coniuge deve lavorare, non può lasciare solo un figlio di 4 anni. Rischierebbe una denuncia per abbandono di minore. In ogni caso, è bene che si prendano duemila cautele. Non è “tana libera tutti”».

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